Per onorare la nostra visione ed incarnare questi valori della cultura e della festa, costruiamo quindi Situazioni concrete, trasversali e alternative allo stesso tempo, distopiche in senso medico, stranianti ma comunque attuali.
Richiediamo incessantemente a noi stessi e agli altri l'apertura e l'esplorazione di territori fisici e culturali, dimenticati o addirittura rimossi.
Cerchiamo continuamente di superare i limiti spaziali, mentali e normativi della situazione di Festa, convinti che la Festa sia, come tutta la Cultura, innanzitutto un esercizio di Libertà.
Per i ‘praticanti’ la Libertà di fare quel particolare rituale ‘come Dio comanda’, e come devono poter fare per sacrosanto diritto; per tutti gli altri l’esercizio di Libertà di ogni antiproibizionismo.
Fuori dalle gabbie della cultura moderna la Nuova Cultura si svincola dalla paranoica ossessione della
Sicurezza e del
Controllo dei raduni, dei rituali notturni e degli stati di eccitazione collettiva, e già prepara una stagione di educazione e sensibilizzazione che liberi la potenza di queste fondamentali declinazioni dello Spirito. La Festa allora può legalmente riappropriarsi di tutti gli
Spazi fisici e mentali, pubblici e privati, fuoriuscendo dalle discoteche come l’arte è uscita dai musei, come i matti sono usciti dai manicomi e gli omosessuali dal rogo dei peccatori.
Per questo Buka è una situazione di Club innanzitutto Fuoriluogo, perchè il luogo della Festa non sia la discoteca come catacomba del rituale ghettizzato dalla vita vera, onanistico, sterile.
Per questo stesso motivo Buka ricerca l’appropriazione di spazi simbolici, vissuti ed evocativi.
Per questo Buka costruisce
'ex Genio Loci' (dallo spirito del luogo) ogni situazione proposta.
Prendiamo questo concetto dai pagani, e lo usiamo, senza pretese new age, semplicemente nel senso dell’architettura fenomenologica (nata, appunto, proprio sotto il nostro Genio con la scuola estetica di Milano negli anni ‘50). Questa scuola definisce il Genio o Spirito del Luogo come ‘quell’ “opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare’. Cioè lo Spirito a cui si oppone il Daimon o Spirito di ogni singolo uomo, sia esso un demone che danza, o di poeta, di sacerdote, di studioso, o di semplice ‘spettatore’ (destinatario? consumatore? praticante?)
Anche l’Arte è subordinata al Genio del luogo e all’ ’atmosfera’ della situazione, vale a dire al suo Spirito, alla sua Forma.
Cerchiamo di considerare l’arte come elemento della situazione rituale e non suo feticcio (non che la funzione rituale sia condannata a celebrare l’arte del singolo, l’arte come prodotto, l’arte come espressione della competitività commerciale o politica, quindi schiava del capitalismo immateriale dell’immagine). Consapevoli di camminare sul crinale dove si muove l’arte significativa e comunicativa, sul baratro dove casca la tentazione narcisistica del culto dell’Immagine, che sia prodotto di successo o mitologia eroica del genio artistico e del ribelle romantico.
La Buka cerca sempre di creare alleanze operative nel proprio settore per lo sviluppo autonomo di una propria libera attività della Festa, e alleanze nel settore più ampio della Cultura e della comunicazione per lo sviluppo di un Terzo Settore autonomo ed emergente.
Il quotidiano nell’istante in cui si rivela è il diverso -
l’uomo, nell’istante in cui ci appare nello stato festivo, è il diverso.
Il quotidiano nella fase di occultamento
e l’uomo nello stato non festivo sono il noto e l’uguale.
Furio Jesi
'Conoscibilità della Festa'